domenica 27 ottobre 2013

Pendolibro 2013

Salve a tutti, 
felice domenica questa, che ci regala un'ora di sonno in più. Infatti, Gatto non ha sentito ragioni e, volenti o nolenti, ci siamo svegliati alla solita ora (divenuta le 5) per il cibo. Che poi siamo tornati a letto tutti e tre a ronfare è un'altra storia, in ogni caso alle 9 eravamo sveglissimi e dopo i rituali domenicali (colazione in centro e Messa), ho avuto anche il tempo di scaricarmi un altro e-book e di scrivere questo articolo. Adoro il ritorno all'ora solare!
L'e-book che ho preso è gratuito e scaricabile QUI in formato e-pub. Molto semplice da fare: si clicca sul link e si inserisce nella cartella di lettura dell'e-book reader. Si tratta di una raccolta di racconti, a quanto ho capito scritti da emergenti, amatoriali o comunque non professionisti della penna (eccetto uno, Paolo di Paolo) accomunati da una cosa: il pendolarismo. E potevo forse io non leggere un libro del genere? 
No infatti, quindi al primo momento utile l'ho scaricato.



Trovo questa idea molto carina di partenza, quindi sono incuriosita e impaziente di leggerlo. A breve, qui e su Facebook vi aggiornerò della lettura. E' stato promosso e ideato dal social book magazine Libreriamo, una piattaforma interessante che consiglio a tutti gli amanti della lettura. Ci sono regolarmente news, articoli, e recensioni e un buon punto di vista.

Buona lettura e buona domenica!

venerdì 25 ottobre 2013

Argento Vivo- Marco Malvaldi



TITOLO Argento Vivo
AUTORE Marco Malvaldi
EDIZIONE Sellerio


TRAMA: C’è una rapina nella casa di uno scrittore molto noto; col bottino, sparisce il computer in cui è salvato il suo ultimo romanzo non ancora consegnato alla casa editrice e incautamente non conservato in altro modo. Da questo momento il file comincia a scivolare come argento vivo sul piano accidentato della sua avventura, e si insinua, imprendibile e vivificante come il metallo liquido degli alchimisti, nel tran tran quotidiano dei tanti e diversi protagonisti. Ognuno dei quali sarebbe per sorte lontanissimo dagli altri, ma si trova coinvolto occasionalmente a causa della deviazione che quel manoscritto ha impresso nella sua esistenza. Il grande scrittore e la moglie; il giovane ingegnere a tempo determinato che lotta con la vita insieme alla affannata compagna; la bella agente di polizia, che conduce l’indagine in competizione con il laido superiore; la banda dei balordi; il tecnico appena disoccupato che c’è capitato per caso; il vecchio editore e la giovane editor. Questa varietà di personaggi, con i loro pezzi di vita, l’autore muove intorno alle eventualità aperte dallo svolgersi dell’inchiesta di polizia, su cui a loro volta gli individui incidono inconsapevoli con le scelte che fanno, creando una commedia degli incroci della vita. (tratto da Sellerio)



LA MIA OPINIONE: sapete cosa odio nei gialli? Ma anche nei thriller? Il tono da investigatore/poliziotto maledetto, con una sigaretta sempre in bocca, gli alimenti da pagare alla ex moglie e uno studio/appartamento in perenne soqquadro... Insomma avete capito, quel tono lì. Ma per fortuna che c'è Malvaldi, che quel tono lì non sa neanche cos'è e ci lascia sempre col sorriso, pagina dopo pagina. Non perché scriva di personaggi comici, ma perché si tratta di personaggi tanto normali che, guarda un po', sono proprio come noi. E diciamocelo: ci piace sapere che anche la nostra vita può finire tra le pagine di un romanzo.

Sarò sincera con voi, Malvaldi mi piaciucchiava, ma non mi ha mai esaltato prima. Ovvero, il primo libro del BarLume mi ha fatto venire il singhiozzo dal ridere, tanto che Marito si lamentava che lo svegliavo; il secondo ok, il terzo l'ho trovato una ripetizione degli stessi schemi narrativi, tanto che non ho mai letto il quarto. Ebbene, sono molto, ma molto contenta di aver letto Argento Vivo e sono molto molto felice che abbia lasciato da parte il gruppetto (seppur spassoso) dei vecchietti per poter affrontare nuove tematiche. Oddio, un barista c'è sempre ed è, come al solito, fantastico. Anche se io vorrei trovarne uno così, sopratutto nelle mattine no. Chissà, forse sono un prodotto tipico pisano e non li esportano...

Cosa si legge con questo libro? Un giallo che non è un giallo, perché in realtà lo sappiamo fin dall'inizio chi ha fatto cosa, seguiamo semplicemente la poliziotta nelle indagini, in una commedia degli equivoci che vede tutto, in apparenza così semplice, complicarsi passo passo. Fino all'arrovogliamento totale globbale (come direbbe Caccamo). Una sfilata di umanità che non può non coinvolgere e appassionare. Ho trovato Malvaldi cresciuto e maturato e la complessità della trama lo dimostra. Questo libro mi è veramente piaciuto, tanto che ho scritto la recensione in anticipo (ma l'ho postata solo a lettura ultimata!). E si sa, le mani prudono quando un romanzo è piaciuto molto, o per niente. Questa volta si tratta della prima!



IN DUE PAROLE: spassoso, un buon amico per i viaggi in treno.

mercoledì 23 ottobre 2013

Il pendolo del lettore

Salve a tutti,
oggi vorrei parlare di uno stile di vita che mi è ormai ahimè familiare da 13 anni, ovvero quello del pendolare. Una vita costellata di ritardi, scioperi, cancellazioni, incendi, alluvioni, incidenti, suicidi sui binari e chi più ne ha, più ne metta. Ogni mattina ci svegliamo con l'ansiolitico pensiero "Sarà puntuale oggi?" (sto parlando dei tempi ante quem ProntoTreno, quegli anni oscuri che erano il primo decennio del Duemila), terrorizzati di fare tardi all'esame, al colloquio di lavoro (che poi a volte ti scartano proprio per il tuo essere un umano in movimento), all'incontro con i clienti e così via. Non voglio pensare alle rughe che accumulo ogni giorno, ai biglietti del bus sempre nel portafoglio (perché alla peggio ti infili nel traffico dell'ora di punta, sapendo che ci metterai solo un'ora e mezzo per fare 20 km), al treno delle 8,03 che sembra sempre più un carro bestiame a inizio anno accademico, a quello delle 18,38 che carro bestiame lo è sempre, tutto l'anno... Insomma, questo articoletto non riguarderà tanto le gioie di questa vita dinamica e sportiva, ma il lato che più o meno ci accompagna un po' tutti, noi martiri del rito quotidiano del treno, ovvero la lettura.

Non iniziai subito a essere un pendolare. Mi ci volle un po'. Perché non basta prendere il treno tutti i giorni per andare all'Università per essere definito tale. Il pendolarismo è uno stile di vita, una fede. Il Vero Pendolare sa tutto di tutte le fermate del treno, sa dove scendere e cambiare in caso di ultra ritardo di quello solito, sa a che binario trovare la coincidenza, conosce il Memorario a memoria, appunto, sa dirti quale treno ci sorpasserà a Sesto Fiorentino e perché ci si ferma sempre tra Rifredi e Santa Maria Novella, senza motivo apparente (perché deve passare l'Italo o il Freccia di turno), insomma, ci vuole esperienza per essere definito un Vero Pendolare. Molto spesso ci vogliono anni, in cui il carattere si forma sulle inadempienze del personale Trenitalia, sulla mancanza di orari appesi alla tua micragnosa stazione che non ha neanche una vera biglietteria, ma macchinette che o sono senza resto o si bloccano a metà percorso o sono oggetto della concupiscenza dei vari tossici che girano lì intorno.
All'inizio, parlavo. In treno parlavo. E quello è il primo tratto distintivo del Novello Pendolare, quello che si dà appuntamento con gli amici e addirittura cerca quattro posti vicini. Credetemi, quello non è essere professionisti del settore, non per egoismo, ma perché è una questione di sopravvivenza. Non so quante ore, anni della nostra vita sono spesi in quelle carrozze, per cui a un certo punto l'istinto si sviluppa, volente o nolente. Si impara a isolarci dal mondo, a non sentire la telefonata del tipo accanto (che in genere parla di: malattie, situazione economica personale, situazione sentimentale propria/ dell'amico vicino al tuo orecchio), a rendere quel posto, se c'è, un po' nostro, un po' casa nostra. E qui arriva il libro.

Il libro è l'alleato più potente del Vero Pendolare. Avete presente quando rientrate dal lavoro, con i piedi gonfi e quelle quattro paroline che vi sono rimaste in gola mentre parlavate con il cliente o il vostro capo, quando avete magari preso pure l'acqua e sapete che il gatto affamato avrà fatto pipì sul divano mentre eravate via, per protesta? Ecco, quel momento. In quel momento arriva il Viaggiatore Casuale che vuole fare quattro chiacchiere. A quel punto c'è solo una cosa da fare: tirare fuori un libro dalla borsa. Segnale inequivocabile per porre una barriera tra noi e mal di testa in agguato dal sedile di fronte. 
Un buon libro può appassionarci talmente tanto da farci dimenticare dove siamo, ovvero in un luogo dove la concentrazione umana per metro quadro rivaleggia con quello delle carceri italiane, trasportandoci a Beirut, Londra, New York, Praga, dovunque si svolga la trama. Una finestra che si apre nelle nostre menti, offrendo uno sfogo al nostro povero spirito, martoriato da tante disavventure. Può risollevarlo, facendoci rilassare prima di accendere i fornelli della cena, prima di incontrare la persona che amiamo e che rischieremmo di trattare al pari di residuo organico lasciato sul marciapiede da un cane. Il libro è di sicuro il migliore amico di un Pendolare. 

Il tipo di libro è indifferente, quello va in base ai gusti. Personalmente ho letto di tutto. Le caratteristiche fisiche però sono importanti: non troppo grande da non entrare in borsa, non troppo pesante, non troppo costoso, perché tanto si rovinerà comunque. Nella mia borsa ho sempre messo un sacchetto di plastica per avvolgerlo e proteggerlo dalla pioggia (esperienza madre di ogni conoscenza). Poi arrivò Lui. L'e-reader. La rivoluzione. Ora posso leggere malloppi, libri rari senza problemi, che tanto Lui pesa sempre uguale. Senza parlare della vanità concessa alle copertine che possono essere acquistate... 
Ultimamente sto leggendo le edizioni Sellerio e devo dire anche nel formato cartaceo sono l'uovo di Colombo. Piccolo formato, prezzo contenuto e peso accettabile. E anche la scelta degli autori non è male per passare una mezzora in piacevole compagnia. Al momento sto leggendo Malvaldi, spassoso conterraneo e devo limitare le mie reazioni a sghignazzamenti silenziosi per non infastidire gli altri passeggeri. O incuriosirli tanto da far partire una conversazione, interrompendo la lettura. Che è anche peggio...



(Disclaimer: non sono così asociale come sembro, sono buona... ma non interrompetemi mai mentre leggo in treno... è un consiglio!)



venerdì 18 ottobre 2013

La traduttrice- Rabih Alameddine





Titolo La traduttrice
Autore Rabih Alameddine
Edizione Bompiani (ma io l'ho letto su edizione e-book di Amazon)

La trama: Rabih Alameddine ci trasporta in Libano, a Beirut, e, all’inizio, in un vecchio appartamento della città. È qui che incontriamo Aaliya, una donna di settantadue anni, i capelli tinti di blu, una traduzione da iniziare, forse, e una storia da raccontare. Aaliya ci parla della sua vita: anni e anni dedicati a leggere i capolavori della letteratura mondiale per poi tradurli, in silenzio, per puro amore, senza che alcuna traduzione veda mai la luce della pubblicazione; mentre per le vie della città cadevano bombe e si udivano gli echi di una guerra capace di trasformare giovani pacifici in spie e assassini. Una guerra che ha costretto una donna sola come lei, di professione libraia, appassionata di libri, a dormire con un fucile accanto al letto per difendersi da attacchi improvvisi. Una guerra che ha costretto Aaliya a rimandare l’appuntamento con l’amore. Siamo ciò che leggiamo, disse un saggio, e Aaliya è questo: una creatura meravigliosa, fatta di carta, eppure viva, piena di umorismo, che si nasconde da tutto e tutti dentro una vecchia giacca di lana e dietro la letteratura, cercando nei libri l’amore che la sua famiglia non è stata in grado di darle. (tratto da http://bompiani.rcslibri.corriere.it/)

La mia opinione: Questo è uno di quei libri che mi ha chiamato insistentemente fin dall'inizio. Già dalla copertina, diversamente sofisticata in un periodo di appiattimento estetico e omologazione. Come si sa, a volte però la copertina non fa il monaco, quindi ho gironzolato intorno a questo romanzo per settimane, anche perché i prezzi sia del cartaceo che del digitale non portavano a buttarsi in sperimentazioni ( e dopo i soldi buttati via con "Inferno" e "Il piccolo burattinaio di Varsavia" sono piuttosto cauta al momento).

Insomma, dopo lungo corteggiamento, l'ho preso. Dico solo che ho volutamente allungato i tempi di lettura per potermelo gustare di più! È andato sopra tutte le mie aspettative, catapultandomi nel mondo interiore di questa donna, un'altra bellissima inetta da aggiungere alla mia collezione di personaggi amati, incapace di socializzare, vissuta per decenni circondata da libri, che traduceva per sentirsi meno sola. Temevo l'effetto pasionaria ribelle che ultimamente si trova nei libri arabi al femminile (non che sia male come idea, però è stata stra-abusata, been there done that), ma fortunatamente non vi ho trovato niente di tutto questo, bensì un fantastico monologo interiore che si svolge nell'arco di pochi giorni e che ci porta a colpi di flashback a vivere tutta la vita di Aaliya, ormai settantenne. Non c'è una trama vera e propria, ma un ottimo uso del tempo interiore che si dilata a dismisura in confronto al tempo reale, proprio come accade in vecchiaia. L'animo femminile è splendidamente indagato in ogni sua sfumatura, senza concessioni a un romanticismo che non appartiene alla protagonista e che invece troviamo nel suo specchio, Hannah.
Oh, fatemi parlare di Hannah! Uno dei personaggi che ho amato di più nella storia delle mie letture. Piccola, fragile, incommensurabile Hannah! Che posso dire senza rovinare la trama? Una quasi fidanzata, una quasi cognata e nuora che riesce a creare un mondo e una vita intera a partire da uno sguardo. Creatura di ferro e carta velina, altra crisalide mai aperta che cattura con la sua dolcezza. Ho dovuto lasciare Hannah mentre viaggiavo in treno e ne sono rimasta sconvolta, soprattutto per non poter esternare il mio turbamento. Per questo il finale del libro ho dovuto leggerlo a casa... Non avrei potuto dire addio a quel mondo sui carri bestiame dei pendolari.
Inoltre, nel romanzo c'è una citazione continua di autori e compositori, un'ottimo spunto per future letture e ascolti. Quando potevo, affiancavo all'e-reader la ricerca su Google per conoscere meglio questi autori a volte ignoti alla mia ignoranza senza lacune, così da farmi meglio un'idea. Chi ha criticato questo aspetto del libro su Anobii non ha mai affrontato niente di "peggio" e probabilmente non ama imparare (mi sto facendo l'idea che quel social sia il Trip Advisor dei libri e che la democrazia di Internet sia sopravvalutata). Mi chiedo come sarebbero valutati su Anobii autori come Svevo, la Woolf o Proust adesso... Sarebbero marcati di "scrittura narcisistica" o "noiosa e per niente appassionante"? Ci stiamo perdendo il senso interiore della lettura, che diviene "entertainment"? Personalmente, quando leggo divento a mia volta pagina bianca, così da farmi scrivere cose nuove addosso e aggiungere altri capitoli alla mia storia. E poi c'è sempre Hrabal, dopo aver letto (e rileggeró in futuro) quello, chi mi spaventa? 


In due parole: intimista e psicologico, per appassionati del genere e lettori curiosi e amanti della cultura.