venerdì 18 ottobre 2013

La traduttrice- Rabih Alameddine





Titolo La traduttrice
Autore Rabih Alameddine
Edizione Bompiani (ma io l'ho letto su edizione e-book di Amazon)

La trama: Rabih Alameddine ci trasporta in Libano, a Beirut, e, all’inizio, in un vecchio appartamento della città. È qui che incontriamo Aaliya, una donna di settantadue anni, i capelli tinti di blu, una traduzione da iniziare, forse, e una storia da raccontare. Aaliya ci parla della sua vita: anni e anni dedicati a leggere i capolavori della letteratura mondiale per poi tradurli, in silenzio, per puro amore, senza che alcuna traduzione veda mai la luce della pubblicazione; mentre per le vie della città cadevano bombe e si udivano gli echi di una guerra capace di trasformare giovani pacifici in spie e assassini. Una guerra che ha costretto una donna sola come lei, di professione libraia, appassionata di libri, a dormire con un fucile accanto al letto per difendersi da attacchi improvvisi. Una guerra che ha costretto Aaliya a rimandare l’appuntamento con l’amore. Siamo ciò che leggiamo, disse un saggio, e Aaliya è questo: una creatura meravigliosa, fatta di carta, eppure viva, piena di umorismo, che si nasconde da tutto e tutti dentro una vecchia giacca di lana e dietro la letteratura, cercando nei libri l’amore che la sua famiglia non è stata in grado di darle. (tratto da http://bompiani.rcslibri.corriere.it/)

La mia opinione: Questo è uno di quei libri che mi ha chiamato insistentemente fin dall'inizio. Già dalla copertina, diversamente sofisticata in un periodo di appiattimento estetico e omologazione. Come si sa, a volte però la copertina non fa il monaco, quindi ho gironzolato intorno a questo romanzo per settimane, anche perché i prezzi sia del cartaceo che del digitale non portavano a buttarsi in sperimentazioni ( e dopo i soldi buttati via con "Inferno" e "Il piccolo burattinaio di Varsavia" sono piuttosto cauta al momento).

Insomma, dopo lungo corteggiamento, l'ho preso. Dico solo che ho volutamente allungato i tempi di lettura per potermelo gustare di più! È andato sopra tutte le mie aspettative, catapultandomi nel mondo interiore di questa donna, un'altra bellissima inetta da aggiungere alla mia collezione di personaggi amati, incapace di socializzare, vissuta per decenni circondata da libri, che traduceva per sentirsi meno sola. Temevo l'effetto pasionaria ribelle che ultimamente si trova nei libri arabi al femminile (non che sia male come idea, però è stata stra-abusata, been there done that), ma fortunatamente non vi ho trovato niente di tutto questo, bensì un fantastico monologo interiore che si svolge nell'arco di pochi giorni e che ci porta a colpi di flashback a vivere tutta la vita di Aaliya, ormai settantenne. Non c'è una trama vera e propria, ma un ottimo uso del tempo interiore che si dilata a dismisura in confronto al tempo reale, proprio come accade in vecchiaia. L'animo femminile è splendidamente indagato in ogni sua sfumatura, senza concessioni a un romanticismo che non appartiene alla protagonista e che invece troviamo nel suo specchio, Hannah.
Oh, fatemi parlare di Hannah! Uno dei personaggi che ho amato di più nella storia delle mie letture. Piccola, fragile, incommensurabile Hannah! Che posso dire senza rovinare la trama? Una quasi fidanzata, una quasi cognata e nuora che riesce a creare un mondo e una vita intera a partire da uno sguardo. Creatura di ferro e carta velina, altra crisalide mai aperta che cattura con la sua dolcezza. Ho dovuto lasciare Hannah mentre viaggiavo in treno e ne sono rimasta sconvolta, soprattutto per non poter esternare il mio turbamento. Per questo il finale del libro ho dovuto leggerlo a casa... Non avrei potuto dire addio a quel mondo sui carri bestiame dei pendolari.
Inoltre, nel romanzo c'è una citazione continua di autori e compositori, un'ottimo spunto per future letture e ascolti. Quando potevo, affiancavo all'e-reader la ricerca su Google per conoscere meglio questi autori a volte ignoti alla mia ignoranza senza lacune, così da farmi meglio un'idea. Chi ha criticato questo aspetto del libro su Anobii non ha mai affrontato niente di "peggio" e probabilmente non ama imparare (mi sto facendo l'idea che quel social sia il Trip Advisor dei libri e che la democrazia di Internet sia sopravvalutata). Mi chiedo come sarebbero valutati su Anobii autori come Svevo, la Woolf o Proust adesso... Sarebbero marcati di "scrittura narcisistica" o "noiosa e per niente appassionante"? Ci stiamo perdendo il senso interiore della lettura, che diviene "entertainment"? Personalmente, quando leggo divento a mia volta pagina bianca, così da farmi scrivere cose nuove addosso e aggiungere altri capitoli alla mia storia. E poi c'è sempre Hrabal, dopo aver letto (e rileggeró in futuro) quello, chi mi spaventa? 


In due parole: intimista e psicologico, per appassionati del genere e lettori curiosi e amanti della cultura.

1 commento:

  1. Sono a metà del libro e la tua recensione mi piace, la condivido.
    Ben vengano i libri che parlano di libri e li suggeriscono.
    La lettura deve divertire, istruire, porre domande, stimolare riflessioni...mettili tu nell'ordine che preferisci!

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